Certificazione di genere: accordo tra Unioncamere e Dipartimento pari opportunità

contrappesi su bilancia (mediamodifier per pixabay.com)

[30-09-2022] Messa a terra, come si dice in tempi di Pnrr, di una delle misure più innovative del Piano nazionale di ripresa e resilienza mirato a sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro: parliamo del sistema di certificazione della parità di genere nelle imprese, misura che intende contrastare i divari retributivi, occupazionali e di carriera tra lavoratori e lavoratrici, particolarmente gravi in Italia rispetto ai partner europei. 

 

In questo contesto si inquadra l'accordo presentato a Roma a metà settembre, siglato tra la ministra Elena Bonetti per il Dipartimento per le pari opportunità e Unioncamere, l'unione delle Camere di commercio italiane, che si assumono così l'impegno di diventare punto di riferimento nel sostegno alle imprese nell'ambizioso percorso di ottenimento della certificazione presso gli enti accreditati. L'ente camerale dovrà mettere a punto la progettazione e organizzazione di servizi per l’introduzione del sistema di certificazione della parità di genere; la gestione ed erogazione dei pagamenti per i costi di certificazione; l’attivazione di servizi di accompagnamento e assistenza tecnico-consulenziale; la promozione e sensibilizzazione delle imprese. Le attività  saranno svolte in accordo con il mondo associativo, con gli sportelli Unicadesk e con la rete dei Comitati per l'imprenditoria femminile delle camere di commercio. 

 

L'obiettivo da raggiungere, secondo il Pnrr, è di avere almeno mille organizzazioni tra piccole, medie e microimprese, in possesso della certificazione entro il secondo semestre 2026: obiettivo per il quale sono stanziati 10 milioni di euro. 
Va detto che il sistema di certificazione sarà aperto a tutte le imprese indipendentemente dal requisito dimensionale, ma nella fase sperimentale, fino al secondo quadrimestre 2026, saranno agevolate quelle appena descritte ovvero di minori dimensioni (entro i 250 dipendenti).
 
Non sarà una passeggiata: i requisiti da rispettare, raccolti nella Prassi di riferimento Pdr 125:2022 diffusa a marzo 2022, sono numerosi e stringenti. Il sistema valuta sei aree d'intervento: 

  • cultura e strategia
  • governance
  • processi risorse umane
  • opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda
  • equità remunerativa per genere
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro

Per ciascuna area una serie di indicatori di tipo qualitativo o quantitativo determineranno la valutazione a punteggio. Per citarne solo alcuni, a titolo di esempio: la presenza di un piano interno per consentire al personale di esprimere le proprie opinioni o suggerimenti per il cambiamento nell'organizzazione; la maggior presenza di esponenti del genere meno rappresentato in azienda nell'organo amministrativo e di controllo dell'organizzazione; la presenza di politiche di mobilità interna e di successione a posizioni manageriali in un'ottica inclusiva; o ancora la percentuale di donne assunte a tempo indeterminato rispetto al totale, o inserite come responsabili o in ruoli di coordinamento, così come la possibilità di gestire quote di budget; la percentuale di differenziale retributivo di genere; la presenza di servizi aggiuntivi di conciliazione e sostegno alla genitorialità interne, oltre la contrattazione nazionale. 

 

Unioncamere d'altronde considera che le aziende sono sensibili all'argomento e quindi in grado di accogliere la sfida: "Stando a una recente rilevazione - dichiara - già il 23% degli imprenditori e delle imprenditrici intervistati per il V Rapporto sull’imprenditoria femminile di Unioncamere si è dichiarato interessato alla certificazione, con una propensione maggiore tra gli imprenditori laureati (31%), rispetto a quelli in possesso di un diploma (22%) o della licenza elementare/media (14%)". Del rapporto abbiamo parlato qui. 

 

La certificazione di parità di genere tocca, seppure indirettamente, anche le consigliere di parità territoriali, grazie alla recente introduzione dell'art. 46-bis nel Codice delle pari opportunità, testo unico delle consigliere. Il nuovo articolo stabilisce che i dati forniti dalle aziende per il conseguimento della certificazione, trasmessi sulla nuova piattaforma telematica approntata, saranno consultabili dalle consigliere di parità, distintamente per le aziende riferite al loro livello territoriale (nazionale, regionale o provinciale e metropolitano), per favorire il controllo e la verifica del rispetto dei parametri indicati dal citato piano di riferimento. 

 

 

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foto: mediamodifier per pixabay.com

 

 

 

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