Lavoro e famiglia? Con la pandemia cambia tutto (in peggio). Intervista alla consigliera su Gente Veneta

Intervista alla consigliera di parità su Gente Veneta

 

Ecco il testo dell'intervista rilasciata dalla Consigliera di parità metropolitana Silvia Cavallarin nel n. 16 dell'8 maggio 2020 del periodico "Gente Veneta"

 

Welfare e Coronavirus - La situazione di partenza già non era rosea: nel 2019 erano aumentate le dimissioni delle lavoratrici dopo aver avuto il secondo figlio. "Ora è tutto più difficile"

 

di Serena Spinazzi Lucchesi

 

 

La conciliazione tra famiglia e lavoro? Il Coronavirus ha "risolto" nel peggior modo possibile: «I casi che stavamo trattando riguardanti i rientri al lavoro dai congedi per maternità e la conciliazione tra la vita familiare e il lavoro sono tutti di fatto sospesi, per­ché le lavoratrici sono state messe in cassa integrazione». A descrivere la situazione è Silvia Cavallarin, Consigliera di pa­rità della Città Metropolitana di Venezia.

Al suo ufficio si presentano lavoratrici - e lavoratori - alle prese con difficoltà incontrate sul posto di lavoro, spesso legate alla situazione familiare, in particolare alla nascita di un figlio, o in presenza di con­giunti disabili. «Abbiamo alcu­ne problematiche, emerse in questo  periodo, legate ai permessi garantiti dalla legge 104», conferma la Consigliera di parità, riferendosi appunto alle normative che consentono ai lavoratori di assentarsi, con dei permessi speciali, per assi­stere un familiare malato o di­sabile.

Il rientro al lavoro? Diretta­mente in Cig. Ma in questo mo­mento, con la pandemia in at­to e ora, con l'avvio della co­siddetta "fase 2", la panorami­ca è mutata radicalmente. «Il problema del rientro al lavoro nemmeno si pone, perché si è passati direttamente alla cassa integrazione», spiega Silvia Ca­vallarin. «Ma il timore è per il dopo. Molte lavoratrici temo­no di perdere il posto». E le situazioni di debolezza trattate appunto dall'ufficio della Con­sigliera di parità, rischiano di peggiorare ulteriormente a causa della crisi economica do­vuta al Coronavirus.

 

Il congedo? La prima rispo­sta è "no". L'avvio della fase 2, inoltre, sta mettendo molte fa­miglie di fronte al problema del rientro al lavoro: con le scuole chiuse, chi può badare ai figli piccoli a casa? Gli stru­menti messi in campo dal go­verno non sono sufficienti e nemmeno risolutivi. Il bonus baby sitter non copre la spesa per intero, oltre al fatto che non è cosi semplice trovare in que­sto periodo baby sitter dispo­nibili. Mentre il congedo straordinario - previsto appunto dai decreti governativi per questo periodo di emergenza - non sempre viene concesso dal datore di lavoro. «Ogni volta si deve mediare. Alla richiesta del lavoratore - spiega Cavallarin - la prima risposta è "no". Allora scatta la fase di concilia­zione e, al colloquio con noi, la risposta cambia e diventa sì. Non parlo di tutti, ci manche­rebbe. Però in molti casi c'è questo atteggiamento pregiudiziale, che poi cambia non ap­pena ci si siede a un tavolo ad affrontare la questione».

 

In futuro modelli da reinventare. Adesso si guarda con preoccupazione al futuro. An­che perché si parte da un pre­sente già difficile nell'ordina­rietà. «Nel 2019 - ricorda la Consigliera di parità - sono au­mentate notevolmente le di­missioni delle madri lavoratri­ci. soprattutto dopo il secondo figlio. Conciliare le esigenze lavorative e quelle della famiglia, in assenza di servizi di welfare, diventa praticamente impossi­bile». Il dopo Coronavirus sarà una sfida ulteriore. «E' possilbile modificare certi modelli, ma quel che è importante e che non vi sia un regresso», sottoli­nea Cavallann. «Non mi piace il termine, ma spesso la parte debole del nucleo familiare è la donna, che si trova costretta, per varie ragioni, a lasciare il lavoro. Tutto questo potrebbe peggiorare. Mentre la sfida è quella di trovare, appunto, nuovi modelli. Pensiamo allo smart working che prima del­l'epidemia sembrava una solu­zione impraticabile, mentre a­desso viene utilizzilta da tan­tissime aziende. Va incentiva­to, pur mettendo dei paletti. Altrimenti la casa, tra orari la­vorativi che si allungano all'in­finito ed esigenze familiari, ri­schia di diventare una prigio­ne».

 

L'ufficio, ricorda la Consi­gliera di parità, in queste setti­mane di lockdown non ha mai chiuso: «Siamo sempre a di­sposizione. Si può telefonare (041 250.18.13), oppure inviare una mail (consigliera.parita@cittametropolitana.ve.it), alla quale ri­spondiamo subito. Mi aspetto, a breve, molte richieste di aiu­to».

 

 

 

  

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