Conciliazione e offerta educativa per l'infanzia, il punto sui servizi metropolitani

banco di scuola con matite colorate da disegno (foto Markus Spiske per Unsplash.com)

[08-11-2018] I servizi alla prima infanzia, come asili nido e altre appropriate strutture educative dedicate ai piccoli sotto i 3 anni, sono segnali importanti della qualità di servizi alla cittadinanza, per le ricadute che notoriamente esse hanno sia nel contrasto agli abbandoni del posto di lavoro da parte delle mamme, sia nella crescita dei livelli di istruzione ed educazione per questa fascia di età. 

Il tema non pare godere ancora di grande successo nel contesto italiano e, anche se con le dovute distinzioni, nemmeno in quello più strettamente veneto e ancor più a calare metropolitano veneziano.  

 

Nella elaborazione di dati Istat riferiti al 2014/2015, la webzine di Openpolis  evidenzia che solo quattro regioni in Italia sono in linea con gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo riunitosi a Barcellona nel 2002, fissati alla copertura del 33% di posti rispetto al numero di minori sotto i tre anni. Le quattro regioni virtuose sono infatti Valle d'Aosta, Umbria, Emilia Romagna e la Provincia autonoma di Trento, quasi in dirittura d'arrivo la Toscana che arriva al 32,7%. Il Veneto, in questa classifica giunge tredicesima con il 25,5%. 

 

I dati consentono una fotografia anche a livello provinciale e comunale e qui le sorprese sono davvero molte. Già qualche tempo fa, da queste pagine si era rilevato come il Comune capoluogo di regione, Venezia, stia in un'ottima quarta posizione per spesa pro-capite per le strutture rivolte alla prima infanzia. Va ancora abbastanza bene per quanto riguarda i servizi all'infanzia, vicinissima all'auspicato 33% per quanto riguarda la sola offerta di asili nido. Cresce poi al 37% per l'insieme delle strutture dedicate ai piccoli da 0 a 2 anni. La Serenissima sta insomma in una posizione che migliora sensibilmente la media regionale, in realtà non esaltante, tra il 20 e il 22%. 
Fra le province, tutte al di sotto del 33%, la prima è Rovigo che oscilla tra il 31 e il 32%. Più infelice il bellunese tra il 9,5 e il 10,3%.  Ma per la Città metropolitana si scende in penultima posizione a pari merito con Vicenza intorno al 19%, non esattamente cosa di cui andare fieri. 
  
Si presenta, come prevedibile, assai variegata la situazione a livello comunale. Coincidenza vuole che anche qui siano 4 i Comuni che rientrano nei parametri di Barcellona 2002. In cima alla classifica si trova il Comune di Gruaro (sotto i tremila abitanti) con un indice di copertura delle esigenze pari al 45,5% perfettamente calibrato su entrambe le tipologie di servizi. Segue Mirano che si colloca al 33,6% per i soli asili nido e al 34,7% per l'area più estesa dei servizi all'infanzia. Questi i Comuni a pieni voti su entrambe le categorie. Poi ci sono due comuni che eccellono in quella più estesa, ma deficitano in quella relativa ai soli asili nido, mantenendo una media superiore al 33%: è il caso della già citata Venezia (37% contro 32,8% e media a 34,9%) e Campagna Lupia con due picchi: un eccezionale 86,9% per i servizi estesi e un 5,4% che porta la media al 46,2%. Un po' sotto media Dolo, al 30,2% che però vanta un 42,3% nella tipologia di servizi estesi.
C'è anche il dato di assenza di servizio in entrambe le tipologie, di cui non è chiaro a chi scrive se trattasi di dati reali o mera assenza di dati disponibili e vale per i Comuni di Cinto Caomaggiore, Cona, Teglio Veneto e Torre di Mosto. 

 

 

 

Per il glossario sui servizi esaminati da Istat, da cui provengono i dati, si rinvia al documento presente a questo link (a pagina 10) 

Per la lettura critica da cui siamo partiti per questo articolo, si rinvia a Openpolis  

 

Risorse collegate

Spesa per asili nido: Venezia al quinto posto in Italia 

 

 

Foto: Markus Spiske per Unsplash.com

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